Occhio di Maiale (canticopera) – da un originale di Mario Serra

voci Patrizia Eger, Massimo Finelli
colonna sonora dal vivo Massimo D’Avanzo
danzatrice Carmen Famiglietti
opere in videoproiezione Mario Serra

regia e adattamento Massimo Finelli
produzione Itinerarte
durata 45′

tecnica
dimensioni palco: 6×4 m circa
fonica: mixer e amplificazione da sala,
n.2 microfoni Shure M58 con aste
n.2 leggii
luci: n. 6 pc, un videoproiettore 

quasi una sinossi

Targhe identificative lapidano la strada!
Trasporto il mio nome, la mia anima, la mia bicicletta!
Il freddo penetra la camicia, arriva fino al mal di testa.
Il mio pasto è di misera carne frettolosa, mortadella unta rigirata su pane raffermo.
Costo poco, solo rimborso spese, senza iva, senza controlli finanziari: “Affittasi affetto al numero ventitré.” “Affittasi affetto al numero…che numero era?”

note di regia

Occhio di Maiale è un progetto sincretico, sulla linea d’intersezione di teatro, musica, danza. Il neologismo canticopera citato nel titolo indica una modalità di esecuzione del testo (scritto) che non è solo recitazione, non è già canto, non è ancora confessione. Il testo originale è umorale, frammentato, scritto benissimo. Si è trattato di ricomporlo, emendarlo, tradurlo in testo per la scena, monologo intimo a più voci, in musica prima, in azioni poi. Il risultato finale è un teatro-concerto, una canticopera umanissima e musicale.Si è trattato di evocare un panorama mentale, le variazioni di colore emotivo di un sentire complesso, brutale e delicato insieme. Verrebbe da pensare alle memorie dal sottosuolo, alle confessioni al bar di uomini che nel tempo hanno sviluppato un terzo occhio animale, asociale, amabile a suo modo. Infine: come portare in scena un testo poetico? Rispettandone la natura, ovvero ricordando che la (buona) poesia è davvero rivoluzionaria: nuovi temi, nuovi punti di vista, nuove modalità di esecuzione scenica.

 

 

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