Dimitri

In due giorni Dimitri aveva cambiato umore e un mattino di prima ora, in pochi attimi, come avesse nel suo cuore tuonato un lampo, tutto gli parve insensato e neutro, come privo d’ogni colore. Un pensiero aveva in lui fatto irruzione e lo aveva attraversato gelando le viscere e seccando le palpebre. Il giovane, stupito da se stesso, si consegnava così, arreso, a un’amara intuizione, da cui, incredulo e come privo di volontà, fu invaso, rapito. La visione che lo aveva assalito non incontrava resistenza, gli apparteneva e lo comprendeva: gli si era avvicinata come un aggressore, di cui la vittima, di spalle, avverte appena i passi e che solo l’imminenza dell’agguato mostra poi il volto.

Per anni, più volte, Dimitri aveva familiarizzato con seducenti immagini sinistre, ma mai un atto, che aveva considerato estremo quanto la più isolata e cruda delle anarchie, gli era così vicino e lo chiamava per nome come allora. Un demone, di fronte a tale insistente richiamo, restituiva al ragazzo un senso di sereno abbandono. Mai Dimitri, con tanta immaginativa partecipazione, aveva fotografato la nitidezza di quel frangente, e non sembrava affatto a conoscenza del motivo di quella fascinazione. Mai quel giovane aveva prima d’allora pensato davvero che avrebbe potuto aprire lentamente, ma senza tentennare, le imposte di quella finestra per poi guardare in basso per capire se fosse abbastanza alto. Mai pensò davvero che sarebbe potuto arrivare alla decisione di placare i tormenti dell’anima con un salto in picchiata per quei quattro piani che era stato solito ridiscendere a piedi per mesi.

Erano le 5,40 di primo mattino, il sole spuntava e coloriva le pareti delle case di fronte, e Dimitri, immobile alla finestra e a capo chino, guardava incredulo quella lontana pavimentazione di colore rosso pallido. Quella distanza, tra il giovane e il suolo, era quel mattino capace di animare fantasie in lui presenti ma remote prima d’allora. Ma nonostante quell’immagine suicida lo tentasse, Dimitri era pacato, e pacatamente fantasticava. Passarono minuti pazienti in quel silenzio che pareva eterno, ma quel ragazzo, poco più che trentenne, in quell’appartamento straniero, pareva voler decidersi fino in fondo se fosse per lui più conveniente l’esserci ancora o lo svanire per sempre. Rifletteva, laddove la scelta fosse ricaduta sulla morte, su dove avessero affisso i manifesti necrologici, quale foto avessero scelto per la tomba, e su chi ci fosse stato ai suoi funerali, soffermandosi soprattutto a immaginare chi ne avesse pianto la scomparsa, e cose come queste, che chi è stato sul punto di morte conosce. Ma fu, invece, un’immagine di vita e furono poche impressioni di un andare quotidiano l’ago della bilancia, che lo aiutarono a desistere dal lancio.

Tutte le volte, attraversando la città, a piedi, al ritorno dal luogo di lavoro, Dimitri incrociava gli sguardi dei passanti, e quando ci si era già oltrepassati, amaramente notava che quelle persone scomparivano dalla sua vita, che le avrebbe presto dimenticate. E se una donna era ai suoi occhi interessanti, l’angoscia moltiplicava; e se anche un uomo gli prestava attenzioni, Dimitri non divergeva da esse, e pure di lui, poco dopo e per poco, sentiva la mancanza.. nei primi cento metri dubbiosa e curiosa, poi una fitta angoscia lo assaliva e gli ricordava che il lui o la lei erano morti in Dimitri, e Dimitri era morto per loro. Tale fu la consapevolezza della morte ad ogni passo che con lucidità il giovane decise che tutte le morti che cercava erano ogni giorno in quelle mancanze e in quell’anonimato, in quel caotico mare di opportunità che non potevano essere soddisfatte.

Il peso di queste assenze lo tormentava: Dimitri ne era ossessionato a tal punto che a fine giornata, una volta nel letto, quando riusciva, provava a mettere insieme i tratti di quei volti e immaginava amicizie che non avrebbe mai vissuto. Nei suoi sogni le sagome di quegli sconosciuti si facevano familiari, avvertiva addirittura la stretta di una mano, il calore di un respiro, un odore della pelle. Al mattino si alzava sempre cosciente di essere solo al mondo, e sapeva che quella paura non avrebbe presto ceduto il passo alla serenità. Una volta in piedi andava a risciacquarsi il volto, a ravvivare i capelli, e insaponarsi lungo il petto, si guardava complice nello specchio e si diceva sussurrando: “sei solo, anche oggi..”.

La mattina che si svegliò e pensò di saltare dalla finestra anche si era detto le stesse parole. Quel mattino non era davvero certo, e ben lo si intuisce, di essere preparato ad affrontare un’altra noiosa giornata di lavoro, nonostante lo specchio gli ricordasse che aveva già indosso quegli abiti che lo assicuravano alla società civile. E dopotutto i suoi giovani anni non lo avevano ancora aiutato a rassegnarsi facilmente alla quotidianità. Dimitri quel mattino non sopportava l’idea della morte, e ancor meno sopportava l’idea di dover vivere. Ma capì d’essere già morto un milione di volte, e capì che un milione di volte era tornato a vivere.

Michele Luciano | Appunti