pecore elettriche

Pecore Elettriche

interprete Patrizia Eger
testi originali di Claudio Badii
adattamento drammaturgico e regia Massimo Finelli
video Luigi Pagano ed EXSTUDIO
riprese live e montaggio Francesco Garofalo
costumi Nunzia Russo

Lo spettacolo nasce dalla collaborazione con Claudio Badii, medico psichiatra, autore de “Lo psichiata innamorato” (1989); Claudio vive e lavora a Grosseto, gestisce il blog OperaPrima.

Con le parole dell’autore:
“Tentavo l’espressione di un’idea di donna che distraendomi dal desiderio di lei mi costringesse al desiderio del tempo necessario a comprenderne le differenze della mia natura di uomo. Il riferimento letterario è a Philip K. Dick e al suo romanzo “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”. Il nesso è tra la ricerca attuale su una intelligenza artificiale che simuli il pensiero umano e il sogno mai tentato di comprendere l’antico e ancora ignoto pensiero femminile.”

sinossi

Occorre molto tempo per farsi un’immagine di sé, un autoritratto fedele nell’affresco delle proprie convinzioni; ma basta un’istante perché la mia mano sinistra sfiori il braccio di uno sconosciuto e la storia intera cambi. La questione, di fronte a certi accadimenti, è come realizzare una memoria non colpevole, una storia che abbia la continuità della propria vita, senza dirsi: “non ero io”. Come sopravvivere ai sensi di colpa di un “tradimento”? Tradirsi è anche dare una diversa  “traduzione” di sé, soprattutto a se stessi, magari immaginandosi altro.
“Dovrei pensarmi non completamente donna, un umanoide, che è da sempre privo di sensi di colpa…un androide.”

 

scheda tecnica

Durata :50′
Testi tutelati dalla S.I.A.E.: No
Musiche tutelate dalla S.I.A.E.: No
Mixer audio +  amplificazione da sala
3 pc 1000 watt + 1 videoproiettore
Dimensioni minime palco 4 m x 4 m

cornets/l’alfiere

cornets/l’alfiere – Testo originale di Rainer Maria Rilke

musiche originali Duilio Meucci voce Massimo Finelli

Link – Prima – 6 novembre 2016 – Ginevra- Haute Ecole de Musique

“It was a terrific work and a superb performance! I hope we will hear it again!” Gilbert Biberian (Compositore)

sinossi

“Qui non c’è nulla che sia contro di loro:
nessun ieri, nessun domani; giacché il tempo è crollato (…)
Si daranno cento nuovi nomi e se li ritoglieranno tutti, piano, come ci si toglie un orecchino.”

In apparenza si tratta di guerra, in apparenza si tratta di morte; in verità è un canto d’amore, sospeso nel tempo di duelli mai iniziati. E’ il racconto di un viaggio scandito da note che si intrecciano alle parole, su un campo di battaglia senza bandiere, calpestato da soldati/bambini incapaci di reggersi in piedi. La guerra è una bugia, il nemico è un fantoccio agitato nella penombra. Il testo originale è del 1899 (Canto d’amore e morte del cavaliere Christoph Rilke), ma i temi trattati sono straordinariamente attuali. A voler chiudere tutto in una definizione, si racconta della giovinezza, di bocciòli disseccati prima del tempo, del profumo che ne resta.

“Era una notte di luna piena, una brezza assai forte scacciava le lunghe nuvole scure che simili a stretti nastri neri passavano incessantemente sul disco illuminato. Ero in piedi alla finestra e guardavo le nuvole scorrere molto veloci (…) e nel loro rapido ritmo mi sembrava intendere il mormorio di parole che ripetevo a mezza voce come in un sogno incosciente, ignaro di ciò che sarebbero divenute: reiten, reiten, reiten; e allora mi sono messo a scrivere, sempre come in sogno. Scrissi tutta la notte e al mattino la canzone di Christoph Rilke era terminata”.

Così, molti anni dopo, Rainer Maria Rilke rievocò alla principessa Maria Turn und Taxis le circostanze in cui nell’autunno 1899, in una località presso Berlino, il giovane poeta aveva portato a termine la prima stesura della “canzone” destinata a diventare famosa.

Un successo, però, tutt’altro che immediato. Dopo due successive versioni, bisognerà attendere l’edizione della Insel Verlag del 1912 perché l’alfiere rilkiano cominci la “lunga marcia” che l’avrebbe portato ai massimi livelli diffusionali in tutta Europa. Un testo che accompagnò, fra l’altro, consolandone malinconie e disagi, molti altri giovani “alfieri” d’opposti schieramenti nelle trincee della prima guerra mondiale. E questo proprio perché  l’Alfiere non è affatto “una canzone di guerra” ma al contrario “una poetica celebrazione dell’amore e della morte” che ricongiunge l’uomo “attraverso il canto, alle regioni archetipe dell’esistenza”. (Mario Specchio – Ed. Dell’Altana)

scheda tecnica

Durata :45′
Testi tutelati dalla S.I.A.E.: No
Musiche tutelate dalla S.I.A.E.: Sì
N. 2 microfoni (2 per voce + 1 per strumenti)
Mixer audio + amplificazione da sala
N. 3 pc 1000 watt
Dimensioni minime palco 4m x 4 m