l’abitudine #1

Giorno di quarantena numero 3 (+4).
Nell’adesso in cui mi trovo, sto valutando l’idea di scrivere una sorta di diario riflessivo riguardo questo periodo di confinamento domestico. Nonostante il paese sia stato dichiarato zona rossa da soli 3 giorni, è già una settimana che non sento su di me la luce del sole salvo averla brevemente intravista dal mio balcone di casa. I dubbi che mi assillano riguardo la scrittura di questo testo, di questi testi, sono i soliti riguardanti la sistematicità e la qualità che questa futura opera o prodotto (questo tema sarà forse trattato più avanti) dovrebbe avere per compiacermi. L’eventualità di una scrittura per se stessa, per tenermi impegnato o come catarsi rimangono lontane, purtroppo, dalla mia concezione di questa attività; fermo restando che potrebbero anche essere le suddette eventualità ad imprimere dentro di me, in questo momento, in modo sotterraneo ed occulto, la forza e la voglia di dedicarmi alla scrittura, o meglio, alla digitazione di qualunque nome sarà assegnato a quest’insieme di caratteri.
Le modalità con cui cerco di tenermi occupato nello scorrere di questi giorni sono sostanzialmente il recupero di vari film a casaccio, il corso di Estetica tenuto online su Benjamin, Sartre e Adorno di cui oggi si è svolta la seconda lezione e la “Genealogia della Morale” di Nietzsche, che assieme alla “Fondazione della Metafisica dei Costumi” di Kant e del “Nietzsche e la Filosofia” di Deleuze (già ampiamente letto), andranno a costituire il programma dell’esame di Storia della Filosofia Morale fissato, momentaneamente, per il 21 Aprile.

13 Marzo, ore 3:00-4:00
Le perplessità che mi suscitano la prima quarantina di pagine del testo di Nietzsche sono le stesse di quasi tutti gli altri suoi testi e saranno forse meglio esplicitate e affrontate nel corso di questa avventura.

“In quanto uomini completi, sovraccarichi di forza e perciò, necessariamente attivi, non sapevano separare la felicità dall’agire – presso di loro l’essere operosi veniva necessariamente considerata una condizione felice – tutto ciò in notevole contrasto con la felicità a livello degli impotenti, degli oppressi […] nella quale essa appare essenzialmente come narcosi, stordimento, quiete, pace, “sabbath”, distensione dell’animo e rilassamento del corpo, insomma in forma passiva.” (10)

Al fondo di tutte queste razze aristocratiche occorre sapere discernere la belva feroce, la magnifica divagante bionda bestia, avida di preda e di vittoria; di tanto in tanto è necessario uno sfogo per questo fondo nascosto, la belva deve di nuovo balzar fuori, di nuovo riservarsi. Sono le razze nobili di aver lasciato su tutte le loro orme la nozione di Barbaro ovunque esse siano passate […] questa audacia di nobili razze, folle assurda, improvvisa, il modo in cui essa si estrinseca, l’imprevedibilità, la stessa inverosimiglianza delle loro imprese, la loro indifferenza, il loro disprezzo per la sicurezza, il corpo, la vita, gli agi, la loro terribile serenità e la profondità del godimento di ogni distruzione, in ogni voluttà di vittorie di crudeltà – tutto ciò per coloro che ne soffrono, si compendia nell’immagine dei barbari, del nemico malvagio. (11)

L’esistenza dell’uomo nobile, attivo, signore, che dice sì alla vita, è in contraddizione, nei suoi atti di tracotanza e di volontà di dominio sugli altri, con la tranquillità ed il benessere sulla terra? E’ la volontà di dominio sugli altri individui una necessaria componente dell’uomo nobile o può questa venire a mancare in relazione a diversi contesti storico-materiali? È una concezione cristiano/giudaica (e quindi dell’uomo del risentimento) fare coincidere il benessere con la tranquillità e con la giustizia sul piano politico/sociale? E’ Cristiana una giustizia basata sul concetto di doverosa uguaglianza di possibilità tra gli uomini? Nella non repressione della volontà di potenza di ogni individuo? In ultima istanza, è possibile essere Nietzscheani e Comunisti?

Per il momento mi sento di concludere questa breve analisi affermando che il progetto anarchico e comunista insieme, sta proprio nella dissoluzione della contrapposizione tra l’uomo nobile attivo e quello passivo del risentimento, tramite l’annullamento dei paradigmi politici ed economici che determinano la repressione e l’oppressione degli individui e delle classi, e che fanno da sfondo e fungono da motore per lo sviluppo di un popolo di schiavi nel senso del risentimento.

14 Marzo
Giorno di quarantena numero 5 (+4)
Oggi la tecnologia mi ha offerto la possibilità di organizzare un incontro con i ragazzi del laboratorio teatrale nel quale, oltre ad esserci reciprocamente tirati su il morale attraverso voci ed immagini, abbiamo discusso di come portare avanti l’organizzazione dei progetti che avevamo in mente nell’attuale inconsueto stato di cose.
E’ venuta fuori l’idea di tenere un diario dove annotare pensieri, riflessioni sogni e sensazioni riguardanti questo periodo (e il caso/Zoe ha voluto che sia esattamente quello che sto già facendo da qualche giorno) per poi raccoglierli a farne venire fuori un ancora non meglio precisato qualcosa.
Devo però ammettere, mio malgrado, che quest’impresa potrebbe rivelarsi più difficile del previsto nella misura in cui vorrei evitare sia di scrivere banalità che di guardare direttamente in faccia l’abisso dell’incertezza temporale nel quale questa condizione sembra doversi protrarre.
Tra tutte le difficoltà del caso è senz’altro questa la più sconveniente e funesta.
L’incertezza della durata della pena è la più crudele tra queste; forse anche peggiore, nell’intensità del sentimento, della terribile delimitazione vitale dell’ergastolo, nella quale il punito può per lo meno disporre dell’amara consolazione di circoscrivere la sofferenza ad un frammento di tempo determinato dalla durata della sua vita.
Sono ben consapevole che risulti ironico ai limiti dell’esagerazione che io mi stia abbandonando ad affermazioni paradossali e a pensieri di questo tipo dopo soltanto una decina di giorni confinati nella mia abitazione e quali possano esserne gli effetti sul mio umore, quando questa è una condizione che mi sono più volte auto-imposto senza batter ciglio, con il discrimine della presenza di un’alternativa e della semplice consapevolezza che si trattasse di una mia spontanea decisione.
Queste poche banali considerazioni bastino ad esemplificare quale crudele tortura della carne e dello spirito possa essere quella malvagia istituzione che è il carcere.
Dopo Dio, l’uomo ha dovuto fare anche l’inferno a propria immagine e somiglianza.

17 Marzo
Giorno di quarantena 8 (+4)
Le cose cominciano leggermente a migliorare.
Lo sconforto, nonostante se ne stia sempre lì in agguato, come una animale selvaggio in attesa del momento migliore per cogliere di sorpresa la sua preda, sta cominciando pian piano a cedere il passo all’abitudine e il designarsi di una sottospecie di routine lo facilita in questo compito.
Inizia però a delinearsi l’idea di uscire di casa di nascosto, magari durante la notte, per non perdere il contatto con il reale e facendo attenzione al controllo sia verticale che orizzontale.

Giorno di quarantena XXX
Sia oggi che ieri mi sono svegliato attorno alle 17 essendo andato a dormire molto tardi.
O forse molto presto. Il concetto di tempo, nonostante il suo ordinamento sia così necessario ad ogni fine sulla Terra e oltre, è già troppo relativo persino durante la vita ordinaria.
La sua scansione durante questo periodo di isolamento risulta essere oltremodo difficile quanto a tratti perfino fastidiosa.

“Che giorno è? Che ore sono? Boh! E chi vuole saperlo! E perché dovrei?
Non c’è scadenza! Non c’è limite alcuno!
Non esiste domani, solo adesso! Domani non è nulla se non il dopo di adesso.
Quanti anni ho? Da quanti giorni sono qui? Per quanti ancora lo sarò?
Perdermi, per dio, è questo che voglio!
Solo il Sole e la Luna mi restano da sopprimere per raggiungere il mio intento.”

Così suonerei in un altro luogo, un luogo dove il futuro non arrivi, uno senza la necessità dell’economia, uno senza tecnica, senza gli altri, senza la certezza che tutto questo avrà una fine. Così suonerei in un altro tempo.

Cyruss Cacciatore | Diari